
PPP – Il Paese mancato
La compagnia teatrale A.C.T. è lieta di presenta lo spettacolo P.P.P. - Il Paese Mancato. Quest’opera teatrale, che ha debuttato nel novembre del 2015 in prima nazionale al Teatro del Loto di Ferrazzano (CB)
Sinossi
La compagnia teatrale A.C.T. è lieta di presenta lo spettacolo P.P.P. – Il Paese Mancato. Quest’opera teatrale, che ha debuttato nel novembre del 2015 in prima nazionale al Teatro del Loto di Ferrazzano (CB), e stata inserita anche dal MIBACT nella lista degli eventi di interesse nazionale per il quarantennale della morte del Poeta.
La scena in cui agisce l’interprete, ispirata all’opera di Pasolini “Che cosa sono le nuvole” e realizzata da Michelangelo Tomaro, e una discarica, luogo ultimo della società dei consumi, in cui i beni materiali della nostra vita quotidiana insieme alle nostre anime, almeno metaforicamente, vanno a finire, con tutti i loro terribili segreti, ma anche luogo che suggerisce una solitudine, al limite dell’isolamento, propria della vita di Pasolini.
E lì, tra quelle carte strappate, in quegli scatoloni e in quei sacchi buttati, tra quei brandelli di umanità rubata sono celati molti dei terribili segreti che ancora oggi avvolgono i “misteri” della nostra storia piu recente, l’altro grande tema che Florio e Grieco affrontano nella messa in scena.
Si scava in quella che e l’incapacita, nel nostro Paese, del Potere di processare il Potere, e l’incapacita endemica dell’opinione pubblica italiana di cercare e pretendere la verità che si cela dietro tutte le stragi che, ben oltre la morte di Pasolini, hanno continuato ad insanguinare l’Italia.
Un modus operandi del “Nuovo Potere” che ha cambiato la nostra storia per sempre. Di tutti i fatti di sangue perpetrati ai danni degli Italiani dal dopoguerra ad oggi, non si e mai giunti a verità complete e definitive, di contro abbiamo assistito al sistematico depistaggio e copertura, ai massimi livelli dello Stato, dei mandanti di tutte le stragi italiane. Nello spettacolo sono presenti alcuni importanti contenuti video che fungono da trait d’union tra i quadri rappresentati.
Crediamo che questo spettacolo, segnalato anche dal Centro Studi P.P.Pasolini di Casarsa delle Delizie, possa rappresentare un’importante opportunità di avvicinarsi, approfondire e capire come alcuni avvenimenti hanno determinato un corso diverso per la nostra storia ed e questa la ragione per la quale Diego Florio e Ilario Grieco hanno scelto per il loro lavoro un sottotitolo emblematico: Il paese mancato.
Video

INTERPRETI
Diego Florio, interprete dello spettacolo, e Ilario Grieco, regista, hanno creato un impianto drammaturgico (che ha avuto il beneplacito della Signora Chiarcossi, erede di Pasolini) diviso in sei quadri, incentrato sugli articoli raccolti nei volumi Scritti Corsari e Lettere Luterane, scegliendo alcuni tra i numerosi temi che, con straordinaria profondità e lucidità, Pasolini affronta nel descrivere i grandi mutamenti, soprattutto antropologici, che colpivano il popolo italiano con l’avvento della societàdei consumi. Mutamenti che nel giro di un ventennio hanno stravolto quei valori millenari, particolari, unici di cui l’Italia era ricchissima, a favore di una società edonistica e omologatrice in cui tutto veniva sacrificato sull’altare del consumismo.
NOTE DI REGIA
“Non dovrebbero essere le commemorazioni per il quarantennale dalla morte, o altri multipli di dieci, a ricordarci che Pier Paolo Pasolini e stato forse il piùgrande poeta e intellettuale che l’Italia ha avuto almeno negli ultimi 100 anni. Non dovrebbero esserlo, perche9 c’e sempre l’ombra del cinico opportunismo (giustificata o no) ad addensarsi sulla presunta assoluta sincerità di ogni doverosa operazione culturale che queste ricorrenze domandano. Tuttavia, al netto di ogni possibile scrupolo, credo sia giusto che ci sia sempre un’occasione, di varia specie o contesto, a poter ravvivare cio che di piùgrande c’e nella coscienza collettiva di un paese. Credo sia comunque giusto, per chi opera nel settore della cultura, aggrapparsi anche a queste piùcomode possibilità”.
Così scrivevo nel novembre 2015, quando lo spettacolo “P.P.P – Il paese mancato” nasceva, appunto, nell’ambito delle manifestazioni culturali per le celebrazioni del quarantennale della morte di Pasolini. E lo scrivevo, ricordo, quasi a volermi scusare di aver arpionato quell’occasione.
Credo che oggi, tuttavia, sia doveroso raccogliere l’eredita di quelle commemorazioni, e che sia doveroso farlo anche nel prossimo futuro, se mai avrò ancora la fortuna e la possibilità di rimettere in scena questo lavoro. E lo credo proprio perche9 e stata la morte di Pasolini a esserne il pretesto. Quella morte: un odioso omicidio in un campetto dell’Idroscalo di Ostia la notte del 2 novembre 1975, rimasto ancora oggi, come tanti altri casi, avvolto nella coltre del misteri giudiziari italiani, nonostante le sentenze e tutte le frettolose, incomplete e incoerenti ricostruzioni che si sono susseguite nel tempo.
Ma èproprio da quel mistero, come per spettrale contrasto, che la testimonianza scritta di Pasolini emerge e si rivela come uno dei più appassionati e disperati atti d’amore di un poeta verso un popolo e il suo paese: quell’Italia trasformata e irriconoscibile del tardo dopoguerra, che ha di fatto (tacitamente o no) commissionato o avallato l’assassinio di un poeta con il coraggio di saperle dire scomode verità.
Insieme con l’attore Diego Florio, abbiamo deciso di rendere il nostro omaggio a Pasolini attraverso un lavoro dal sottotitolo emblematico: “Il Paese mancato”. Abbiamo cioèscelto di costruire una drammaturgia attraverso quegli scritti del poeta che analizzano e spiegano le cause che hanno portato l’Italia a non compiersi, cioèa diventare quel paese abbrutito e malato che eoggi, a dispetto della sua “millenaristica bellezza e popolare saggezza”.
Lo spettacolo e soprattutto incentrato sugli scritti civili e gli articoli giornalistici raccolti nei volumi “Scritti corsari” e “Lettere Luterane”, lucide e spietate analisi sociologiche e politiche sulla trasformazione antropologica dell’Italia del dopoguerra, in favore dell’ “Avvento della cultura edonistica” dell’allora nuovo “potere consumistico”: intuizioni folgoranti che, ripercorrendo anche l’orrore delle stragi italiane durante i primi anni di piombo, svelano i meccanismi psicologici e criminali in seno alle classi dirigenti del nostro Paese, ripercorrendo tappe e fatti apparentemente rimossi dalla coscienza di una nazione, ormai non più in grado di leggere il suo passato e la sua realtà.
In scena non agira necessariamente un attore che cercheràdi incarnare o assomigliare al poeta (operazione forse più cinematografica), ma un personaggio che in qualche modo tocca alcuni tratti ideologici delle creature che Pasolini amava e che ha poeticamente scolpito nelle sue opere.
Un uomo solo (e come Pasolini lasciato solo, nonostante le sue amicizie elitarie), ai margini della società borghese e del suo mondo “tollerabile”, che parlando con le stesse parole di 40 anni fa o poco più, attraversa idealmente i decenni andando oltre il 1975, parlando anche all’Italia di oggi e ai suoi ragazzi che poco sanno, o addirittura ignorano, cosa di grave sia successo nella loro terra anche soltanto 25 anni fa.
Sara il monologo, dunque, la forma drammatica attraverso cui Diego Florio fara rivivere quegli straordinari testi, in cui affondano ancora le radici di una storia nazionale presente, mutilata dalle sue inespresse verità. Non esitiamo a dire che viviamo e sentiamo questo lavoro come un atto d’amore: per Pier Paolo Pasolini, certo, ma anche per il nostro paese.
Vogliamo inoltre credere che si possa ancora compiere un atto di slancio e di fiducia verso il teatro, perché pur essendoci molti elementi per affermare il contrario, puo ancora essere quel luogo di educazione e memoria civile, in cui un pubblico riunito possa ridiventare popolo, ritrovando la sua coscienza.
